Sono da tempo abbonato a “l'Espresso” e il primo articolo che
leggo è “La satira preventiva” di Michele Serra.
Mi divertono molto le sue considerazioni solo apparentemente
strampalate, al limite della follia, dietro le quali emerge prepotente
una critica lucida e feroce del comportamento della società e della
politica.
A volte, purtroppo non frequentemente, diventa serio ed ancora più
lucido, acuto, spietato nelle sue analisi e quindi, per me, ancora
più interessante.
Questa settimana, in un articolo dal titolo: “Ce lo siamo
meritato, Matteo Renzi”, scrive nel sottotitolo dell'articolo: “Con
i suoi metodi autoritari, il premier è la nemesi perfetta per
l'Italia. E per una sinistra che si è crogiolata nella sua
lentezza”.
Nell'articolo inizia scrivendo: “MATTEO RENZI È LA NOSTRA
NEMESI. Ovvero qualcosa che discende direttamente dal nostro passato,
che non è spiegabile senza il nostro passato. Ne è, in molti sensi,
il compimento. Nemesi non è un concetto rassicurante. Non si sa se
fausto o nefasto. Se di rinascita o di rovina.”.
L'articolo mi ha colpito perché mi è spesso successo di pensare
alla nostra società come a un unico corpo umano dotato di grandissime doti
fisiche e mentali, ma gravemente malato e quindi deperito e reso
quasi inerte dalla sua malattia.
Ma questo corpo malato è capace di creare gli anticorpi necessari
(nemesi) a sconfiggere la malattia e a ridare al corpo tutta
l'energia e la vitalità che lo renderanno nuovamente vigoroso ed
efficiente.
Almeno speriamo che sia così.
Se questi anticorpi saranno isolati e neutralizzati da forze
ostili questo corpo (la nostra società) sarà destinato a deperire e
a soccombere.